La Storia di Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele: dalle Campagne del Cilento alle Miniere di Hazleton in Pensylvania (USA)

Nicola Imbriaco, come si evince dalla copia del certificato di nascita rilasciato dall’Ufficio Stato Civile di Foria (figura 1-a), all’epoca parte del Principato Citra, nacque il 13 marzo del 1859, alle ore 21 (figura 1-b). La dichiarazione fu resa da Rosa Colicigno di Foria, di anni sessanta, di professione contadina, innanzi all’eletto del popolo, Ferdinando Serva. Nicola nacque alle ore diciotto nella casa dei genitori: Romualdo Imbriaco di anni trenta (professione civile, nato a Foria nel 1830, ivi morto nel 1891) e Clementina Panzariello di anni trentadue (contadina, nata a San Mauro La Bruca (SA) nel 1824, morta a Foria nel 1902).

Da rilevare come a destra del documento, in figura 1-b), appaia l’annotazione, come da prassi dell’epoca, che il parroco di Foria avesse amministrato al bambino, il Sacramento del Battesimo. In basso è annotato che i testimoni (analfabeti) non possono apporre firma giacché “non sanno scrivere”.

Un recente estratto di atto di nascita rilasciato dal Comune di Centola è fatto vedere nella figura 1-c).

Nicola Imbriaco, all’età di ventiquattro anni, emigrò negli USA. Giunse a New York sulla nave Alesia il 18 maggio del 1883, come documentato dal “manifest ship” mostrato in figura 2-a).

Poiché Ellis Island fu aperta al traffico navale nel 1892, Nicola, così come poi Teresa, è molto probabile che sbarcassero nel “Port of the Emigrant Landing Depot at Castle Garden” in lower Manhattan, New York” che fu operativo dal 1855 al 1890. Oggi è divenuto il “Castle Clinton National Monument”. Antiche vedute di questa struttura, di grande rilevanza storica e culturale, sono mostrate nelle figure 2-b e 2-c).

Nicola si stabilì a Hazleton, Pensilvania, dove trovò lavoro presso un’azienda che trattava e commerciava l’antracite, minerale che era estratto dalle miniere della zona, ricca di giacimenti carboniferi. Il 27 dicembre 1886 sposò, a Hazleton, Teresa Gabriele (n. a Centola nel 1864 e m. a Hazleton nel 1941), arrivata in USA nello stesso anno.

Teresa era figlia di Giovanni Gabriele (n. a Centola nel 1840; m. a Hazleton nel 1912) e di Agnese Fusco (Centola 1840 – 1877).

Una veduta dell’antico centro storico di Centola, luogo di nascita di Teresa e il suo certificato di nascita sono riprodotti, rispettivamente, nelle figure 3-a) e 3-b).

La venuta al mondo è dichiarata da Alessandra Scanniello, di professione levatrice. A lato la solita nota dove si attesta che alla bambina e stato amministrato il Sacramento del Battesimo da parte del Parroco di Centola. In calce il documento è firmato dall’allora Sindaco Agostino Rinaldi.

Nella figura 4 e riprodotto il “ship manifest” della nave Alesia da cui emerge come a bordo, tra i passeggeri, ci fosse Teresa Gabriele con Domenico Fusco. Essi sbarcarono nel porto di New York il giorno 11 Ottobre1886 trasferendosi poi a Hazleton.

Nel 1898, il ventidue di Marzo, in Centola, Raffaele Crocamo, deposita una copia dell’atto di matrimonio, tradotto in italiano, tra Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele, affinché fosse registrato presso il Comune di Centola e trascritto per intero nel registro delle nozze. Nell’occasione il Sindaco, il Cav. Nicola Lupo, svolge le funzioni di Ufficiale dello Stato Civile.

Da rilevare che l’atto presentato da Crocamo è stato formalizzato attraverso gli uffici consiliari dell’Ambasciata italiana in USA (figura 5).

L’espatrio di Nicola e Teresa s’inserisce nel periodo storico della “Grande Emigrazione” che comprende gli ultimi decenni del secolo XIX e i primi del XX: negli anni il numero di persone e famiglie che lasciarono l’Italia crebbe notevolmente.

Questo trova conferma nei dati della tabella in figura 6-a) dai quali si evince che il numero d’italiani emigrati negli USA, dal 1880 al 1900, fosse salito da 12.354 a 100.135 [2, 3].

Nell’ultimo quarto del secolo (1876 – 1900) furono ben 800.000 gli italiani che si trasferirono negli Stati Uniti.

Nella figura 6-b) è riportata la distribuzione, per paese di provenienza, degli emigranti che approdarono a Ellis Island (USA) tra il 1892 e il 1931. I dati rilevano che circa due milioni e mezzo, essenzialmente giovani, maschi e di origine contadina provenissero dall’Italia [4].

Da notare che all’incirca i quattro quinti giungessero dalle regioni del Sud, all’epoca tra le più povere del Paese [4]. In generale prevaleva il concetto dell’emigrazione temporanea: la maggioranza pensava di mettere insieme un bel po’ di dollari per poi ritornare nei paesi di origine dove comprare casa e poderi e quindi mettere su famiglia. Solo quando l’emigrato decideva di restare allora il capofamiglia richiamava la moglie e i figli affinché lo raggiungessero. I giovani celibi, che decidevano di fermarsi, solitamente, preferivano di sposarsi con ragazze del loro paese d’origine e al fine di risparmiare i costi del viaggio e pur di non perdere il lavoro, spesso utilizzavano lo strumento del “Matrimonio per Procura” [5].

Molti furono i migranti italiani, che si stabilirono a Hazleton in Pensylvania, una cittadina che si era sviluppata intorno a vasti giacimenti di antracite (una tipologia di carbone fossile, caratterizzato da un’alta % di carbonio, circa il 95%, ed elevato potere calorico). Tra questi figuravano Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele.

Nel distretto minerario di Hazleton <la quasi totalità dei minatori erano emigranti europei, arrivati a ondate successive, tra gli ultimi decenni dell’800 e i primi del ‘900. Agli inizi degli anni ’30, dopo l’ultima grande ondata migratoria, Hazleton raggiungeva i 40 mila abitanti, per poi decrescere lentamente a seguito della diminuita domanda di carbone> [6].

Il lavoro, sia nella profondità delle miniere dove avveniva l’estrazione del carbone sia in superficie nelle operazioni di frantumazione (“coal breaker”) e di eliminazione delle scorie, era molto duro. Nei pozzi era anche pericoloso per le non infrequenti esplosioni del “grisou”, detto il gas delle miniere (costituito da una miscela di metano o di altri idrocarburi […] anidride carbonica, azoto e ossigeno, che si sviluppa in molte miniere di carbone, […], inodoro e insapore, […] forma con l’aria una miscela infiammabile ed esplosiva) [7].

Si lavorava (sei giorni la settimana, solo la domenica si riposava) in un ambiente malsano, insicuro, con salari molto bassi e in assenza di sostegno sanitario e di polizze assicurative atte a coprire eventuali infortuni e malattie.

Le compagnie mettevano a disposizione dei lavoratori e delle loro famiglie delle baracche di legno, concedendo loro di riscattarle a fine vita lavorativa. Queste case, come evidenziato nella figura 7, formavano dei piccoli villaggi nelle aree periferiche di Hazleton, noti come “coal patch towns”.

Le condizioni cui dovevano sottostare i migranti nel distretto minerario di Hazleton sono così descritte nel riferimento [8]: <[…] La vita di chi doveva lavorare in miniera[ …] era durissima. I lavoratori dovevano lavorare dieci ore al giorno, al buio, nella polvere. L’incidente era sempre in agguato, moltissimi morirono nelle viscere della terra; altrettanti contrassero malattie come la silicosi che li faceva morire prematuramente. […] molti erano nel fiore della vita […]>.

Nicola Imbriaco, tra i primi emigrati italiani a stabilirsi a Hazleton, lavorò, in superficie, in un reparto dove, i blocchi di antracite estratti dai pozzi minerari erano ridotti in frammenti di varie dimensioni. Sembra che la Società presso la quale lavorasse fosse la “Lehigh Valley Coal and Navigation Company”.

Le fotografie di figura 8-a) e 8-b) mostrano, rispettivamente, un gruppo di operai addetti a questo tipo di lavorazione, tra cui molti adolescenti, e l’impianto di “coal breaking” dove lavorava Nicola Imbriaco, poco distante dalla sua abitazione.

Nel riferimento [4] è messo in risalto come nel 1910 gli emigrati italiani, in USA, nei giacimenti di carboniferi, rappresentavano tra il 10 e il 20% dei minatori.

< […] in Pennsylvania […] gli italiani costituivano il gruppo più consistente tra gli immigrati impiegati nelle miniere di carbone: avevano iniziato come lavoratori inesperti; gradualmente assursero al rango di minatori qualificati. Gli italiani del sud costituivano una presenza significativa nel campo dell’estrazione del carbone […] > [4].

In molti casi si ebbe a registrare che gli emigrati italiani che avevano lasciato il loro nucleo familiare nel paese di nascita <contribuirono con le loro rimesse in denaro ad alleviare la sofferenza di chi era rimasto in Italia. Grazie a loro molte famiglie riuscirono a risollevarsi da precarie situazioni economiche e anche ad acquistare nuovi campi o case> [8].

La casa abitata dalla famiglia Imbriaco – Gabriele, in “413 East Diamond Avenue”, è fatta vedere in figura 9.

Le fotografie di Nicola Imbriaco e la moglie Teresa Gabriele, con alcuni dei nipoti, innanzi alla loro casa di Hazleton, risalenti agli anni “30 del secolo scorso, sono riportate nelle figure 10 – 13.

Dal matrimonio nacquero 10 figli; tutti, vuoi per errore di trascrizione, oppure per la difficoltà da parte degli americani di pronunziare la parola “Imbriaco”, furono registrati con il cognome “Brioc”. I nomi dei figli di Nicola e Teresa sono qui di seguito elencati:

Antonia Brioc (n. 1889 a Hazleton; m. 1955 a Detroit, MI); Ruth Brioc (Hazleton, n. 1891; m. 1898); Anthony Brioc (n. 1893 a Hazleton; m. 1936 a Clifton, NJ); Peter Brioc (Hazleton, n. 1894; m. 1919); Clementina Brioc (Hazleton, n. 1897; m. 1938); Daniel Brioc (Hazleton, n. 1899; m. 1900); Nicholas Brioc (n. 1900 a Hazleton; m. 1956 a Detroit, MI); John Brioc (Hazleton, n. 1903; m. 1959); Michael Brioc (Hazleton, n. 1905; m. 1978); Mary Brioc (Hazleton, n. 1907; m. 1908).

Qui di seguito si riportano notizie su alcuni dei figli di Nicola e Teresa [1].

Anthony Brioc (1893, 1936) – Aprì una sua barberia a Hazleton e dal 1910 al 1930, esercitò il mestiere di barbiere. In prime nozze sposò Marie Cusatis (1902-1973) dalla quale divorziò nel 1927. Dal matrimonio nacque una figlia. Poi si trasferì a Clifton (New Jersey). In seconde nozze sposò Irene Lucas (1897-1943). Morì all’età di 43 anni nel giugno del 1936.

Peter Brioc (1894-1919) – Lavorò nell’industria carbonifera fin dall’età di 15 anni <picking slate from the coal in the coal breaker, Peter Briock eventually became employed as a trolley operator in Hazleton>. Si sposò a Hazleton con Josephine Bachman (1894-1968) dalla quale ebbe tre figli. Morì giovanissimo all’età di anni 24 per complicazioni conseguenti l’asportazione delle tonsille.

Nicholas Brioc (1900-1956) – Inizialmente lavorò come “Jig runner” in un impianto di frammentazione. Poi fu assunto come “machine operator” dalla Jeansville Iron Works Company, vicino Hazleton.

Nel 1918 sposò Clara Elizabeth Mauro (Moore). Dal matrimonio nacquero 4 figli e una figlia. Poi, in cerca di un lavoro migliore, si trasferì, insieme alla sua famiglia, a Detroit, Michigan, all’epoca, chiamata la “Motor City”per la presenza di numerose industrie nel campo delle autovetture. In questa città Nicola con suo figlio mise su un’impresa di autolavaggio. Nicholas morì a Detroit all’età di 55 anni. Un primo piano di Nicholas e il suo impianto di autolavaggio a Detroit sono mostrati, rispettivamente, nelle figure 14 e 15.

John Brioc (1903-1959) – Dopo avere lavorato in un’industria mineraria aprì una sua bottega di barbiere, locata in 417 East Diamond Avenue (Hazleton), nelle vicinanze della casa dei suoi genitori, Nicola e Teresa. Nel maggio del 1929 si sposò con Phyllis Amelia Clemente (figura 16). Ebbero un figlio e una figlia. Morì nel 1959 a 56 anni.

Michael Brioc (1905-1976) – Il più giovane tra i figli di Nicola e Teresa. Non ha mai lavorato nelle miniere di carbone. Fu proprietario di un’accorsata bottega di barbiere, situata in 243 East Diamond Avenue (Hazleton); vi lavorò per circa 50 anni. Nel mese di Agosto del 1931 sposò Margaret Sabol (1909-2006) (figura 17).

Michael e Iohn Brioc sono mostrati, nella figura 18, innanzi alla barberia di quest’ultimo, il giorno di Pasqua, 06 aprile 1947. La moglie di Michael, < a self-employed hair stylist for women>, mise su un salone di bellezza. Michael morì a Hazleton nel 1976 all’età di 76 anni lasciando la moglie e un figlio adottivo.

Antonia Brioc Tambasco Sandusky (1899-1955) – La primogenita di Nicola e Teresa nel 1905 si maritò con Sebastian Tambasco dal quale ebbe 9 figli. Nel 1925 la famiglia si trasferì a Detroit, Michigan.

Antonia nel 1928 divorziò da Sebastian; poi sposò, in seconde nozze, Andrew Sandusky. Morì a Detroit nel 1955; aveva 65 anni. Fotografie di Antonia che si riferiscono a età diverse della sua vita sono riprodotte nelle figure 19, 20 e 21.

Clementina, figlia di Nicola e Teresa, sposò Taylor (Saab) Sappe (di origine libanese). All’epoca era molto raro che una ragazza sposasse un ragazzo di un gruppo etnico diverso così come avvenne nel caso del matrimonio tra Clementina Brioc e Taylor Sappe. Su quest’argomento Bert Marinko ha scritto: < […] I have a tape recording of my grandfather (Taylor Sappe) talking about his and Clementina’s wedding day. In 1915, the year they were married, it wasn’t very common in Hazleton for children of the new immigrants to marry someone of a different nationality. My grandfather said that even though their wedding was fairly small, when they walked out of the Most Precious Blood Italian Church (which was located in the middle of an Italian neighborhood) people for four blocks all around were gathered to see “a Syrian [Lebanon was part of Syria in the Ottoman Empire at that time] fellow marrying an Italian girl.” He said, “They never had that and they’d never believe it!” As they exited the church, he said he and Clementina “couldn’t get through”. Everybody out there stand out in the open […] to see how a Syrian fellow look with Italian girl […] they thought we were crazy in the head!”> [1].

Alcune imagini che si riferiscono al matrimonio tra Clementina e Taylor (1915) e ad anni successivi, anche insieme con i loro figli, sono mostrate nelle figure 22, 23 e 24.

Taylor era nato a Sidone, Libano, nel 1889, era addetto alla manovra di una grande pala meccanica per spalare, in superficie, il materiale che derivava dalle operazioni, connesse all’estrazione e alla lavorazione del carbone (figura 25).

I lavoratori che operavano sia come minatori sia all’esterno delle miniere spesso si ammalavano di una malattia, detta Antracòsi: <una grave affezione polmonare propria dei lavoratori esposti all’inalazione polvere e fumo di carbone> [1-b)].

Purtroppo Taylor fu colpito proprio da questa patologia che lo portò alla morte, nel 1967, all’età di anni 78 a Hazleton; fu tumulato anche lui nel “Most Precious Blood Italian Cemetery” ma in un settore diverso da quello dove fu sepolta Clementina.

Una delle figlie di Clementina e Taylor, Anna Marie (Hazleton, n. 1927 – m. 1999), sposò Joseph A. Marinko (Hazleton n. 1922 – m. 2002). Bert Marinko, uno degli autori del presente lavoro, fu uno dei loro figli: pronipote di Nicola e Teresa.

La fotografia, riprodotta nella figura 26, mostra Anna Marie Sappe Marinko, madre di Bert, al centro, con le sue amiche sulla pala meccanica manovrata dal padre ad Hazleton.

Come si deduce dai certificati, riprodotti nelle figure 27 e 28, Nicola e Teresa morirono a Hazleton, rispettivamente il 25 Aprile 1934 e il 12 Marzo 1941.

Nelle figure 29 e 30 sono mostrati trafiletti, pubblicati su giornali locali, che comunicano questi tristi eventi.

Le ultime volontà furono rese esplicite attraverso i documenti che appaiono nelle figure 31 e 32 [1].

Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele, parrocchiani della “Most Precious Blood Italian Roman Catholic Church”, la prima chiesa costruita interamente con fondi donati da emigrati italiani, furono sepolti nell’annesso “Italian Cemetery” (figure 33 e 34). La pietra tombale è mostrata nella figura 35.

Nel 1945, sempre con il contributo finanziario della comunità italiana, in un’area adiacente alla chiesa, fu edificata la “Our Lady of Lourdes Grotto”. La fotografia di questa struttura, insieme al viale di accesso, alle cui pareti ci sono stazioni della “Via Crucis”, è visibile nella figura 36 [1].

Bert Marinko ricorda che con la sua famiglia abitava a poca distanza dalla Grotta della Madonna di Lourdes e che sua madre spesso accompagnava, lui e i suoi fratelli/sorelle, a fare una passeggiata nel verdeggiante e pieno di fiori viale.[1].

Da rilevare come in Hazleton quasi ogni comunità etnica costruì la propria chiesa; c’erano le slovacche, lituane, polacche, rumene, tedesche oltre a quelle di rito ortodosso: russe e ucraine.

Nel distretto di Hazleton la collettività italiana costruì altre chiese di rito cattolico romano, tutte locate nelle vicinanze dei loro quartieri. Tra queste sono da ricordare: la “Holy Rosary Italian Church”; la “Our Mother of Grace” e la “Italian Presbyterian Church”.

Al fine di mantenere l’identità culturale furono attivate scuole parrocchiali, e associazioni.

Nello stesso cimitero trovò sepoltura la figlia di Nicola e Teresa, Clementina Brioc con il marito Taylor (Saab) Sappe insieme a altri parenti, zii zie e cugini di Bert Marinko (figura 37) [1].

Un artistico foto ritratto di Clementina Brioc, detta affettuosamente, “Mamie”, è fatto vedere nella figura 38; morì a Hazleton nel 1938 giovanissima, all’età di 40 anni, a seguito di complicanze sorte durante il parto. Le sopravvissero, il marito, Taylor, sei figli e sei figlie.

Fino alla fine del secolo XX, a Hazleton, la comunità di origine italiana era la più numerosa. Poi si è verificato che, aumentando il grado di acculturamento, molti migranti di seconda e terza generazione, gradualmente si sono trasferiti in altre località per trovare un lavoro di più alto livello: transizione da un “blue-collar work” a “white-collar jobs”. A questo processo, come sopra scritto, non si sono sottratti molti dei figli, nipoti e pronipoti di Nicola e Teresa.

Nel presente periodo la maggiore parte dei cittadini di Hazleton ha origine ispanica [9].

Nel settembre del 2016 Bert Marinko e sua cugina, Maria Sappe (figura 39), pronipoti di Nicola Imbriaco e Teresa Gabriele, con il marito di Maria, Brad Whiteman, visitarono i paesi da dove alla fine del XIX secolo i loro bisnonni erano partiti per stabilirsi a Hazleton. Sentivano forte il bisogno di soddisfare il desiderio di conoscere i luoghi depositari delle loro caratteristiche identitarie.

Dopo avere visitato Roma e Napoli, essi in treno raggiunsero Pisciotta per spostarsi poi a Palinuro dove avevano prenotato delle camere presso il Grande Hotel San Pietro che affacciava proprio sulla splendida baia.

I cugini, accompagnati da una guida, dopo essersi bagnati nel meraviglioso e limpido mare di capo Palinuro (vedi fotografie nelle figure 40 e 41), si recarono a Foria di Centola dove, visitarono le antiche case degli Imbrìaco, tra cui quella che appartennero al generale medico Pietro Imbrìaco e al maestro Casimiro Imbriaco, locate nel rione denominato Casale di mezzo. Questi momenti furono fissati attraverso le immagini nelle figure 42 e 43 e 44.

Bert Marinko riporta che la madre di Agnese Fusco, Carmela Imbriaco (1816-1884) (moglie di Bonaventura Fusco), nonna di Teresa Gabriele, fosse una sorella di Giovanni Battista Imbriaco (1818-1898), padre di Casimiro, <As such my 2nd great grandmother Agnese Fusco was a first cousin to Casimiro and that would make Casimiro Imbriaco a 1st cousin 4x removed to Maria and me> [1].

Infine, i cugini s’inoltrarono nelle strette viuzze del centro storico medioevale di Centola, dove era nata la loro bisnonna Teresa Gabriele (figure 45 e 46) [10].

Bert e Maria vissero l’incontro con i luoghi di origine dei loro avi con grande profondità, intensità ed emozione. Tutti si aspettano che essi possano ritornare e rendere altresì omaggio al “Monumento all’Emigrante”, molto voluto dall’Associazione storico culturale “Progetto Centola”, eretto nella Piazza San Nicola di Centola a significare quanto sia profondo il legame dei cittadini con tutti coloro i quali hannno dovuto lasciare la loro terra, anche in tempi molto lontani (figura 47).

Nel presente lavoro si raccontano la storia e le vicissitudini di Nicola Imbriaco e di Teresa Gabriele che, giovanissimi lasciarono i loro villaggi (rispettivamente Centola e Foria, situati nell’allora antico Principato Citra, ora Provincia di Salerno, Italia del Sud) per stabilirsi in un lontano e sconosciuto paese straniero (Hazleton Pennsylvania, USA) di cui ignoravano storia, lingua e abitudini.

I due giovani attraverso sacrifici e un duro lavoro riuscirono a costruirsi una nuova e dignitosa vita resa ancora più accettabile dall’arrivo di una numerosa prole. Essi ebbero la soddisfazione di vedere i figli crescere e mettere su famiglia; la loro vita fu allietata dalla presenza di molti nipoti:

E’ opinione degli autori che Nicola e Teresa abbiano, nonostante le difficoltà che hanno dovuto affrontare e superare, realizzato molti degli obiettivi che si erano prefissati e per il cui raggiungimento avevano affrontato i tristi momenti della partenza verso l’incognito.

Con il presente scritto si è inteso lasciare traccia dei sacrifici che giovani uomini e donne del Cilento, strappati dai loro paesi, abitudini e tradizioni, hanno dovuto affrontare per sfuggire a una sorte che prevedeva solo una vita di fame e miseria.

Si spera che la lettura di queste pagine possa suscitare nei giovani, discendenti di Nicola e Teresa, la curiosità di approfondire la conoscenza delle loro origini visitando i paesi dai quali, tanti anni fa, i loro avi partirono con la morte nel cuore.

Ci piacerebbe vederli passeggiare nelle strade che, nei loro villaggi percorrevano i loro antenati prima di emigrare nelle lontane Americhe.

RIFERIMENTI

  1. Dati da archivio di Bert Marinko, Mechanicsburg, Pennsylvania 2021. https://www.treccani.it/vocabolario/antracosi/.
  2. Bicentennial Edition. Historical. Statistics of the United States. Colonial Times to 1970. Part 1. U.S. Department of Commerce.
  3. https://it.wikipedia.org/wiki/Italoamericani#La_Grande_Emigrazione_di_fine_Ottocento-inizio_Novecento_(1880-1924)
  4. R. J. Vecoli, <Storia dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti> in “Storia dell’Emigrazione Italiana – Arrivi”, a cura di P. Bevilacqua, A. De Clementi, E. Franzina; pp. 55 – 88, Donzelli Editore, Roma (2002 – 2009
  5. E. Martuscelli, dati da Archivio Associazione Progetto Centola.
  6. http://www.dalfovo.com/genea/alberi/usa.html
  7. https://www.treccani.it/vocabolario/grisou/
  8. http://www.dermulo.it/DermuloStory/EmigrazioneOttocentesca.
  9. https://www.census.gov/quickfacts/fact/table/hazletoncitypennsylvania
  10. AA:VV. <Gli Edifici Storici del Comune di Centola, Storia, Arte, Aneddoti e Leggende>, a cura di Ezio Martuscelli; Edito dall’Associazione Progetto Centola, Tipografia V. Albano, Napoli (2020).

Scritto di Bert Marinko ed Ezio Martuscelli

Associazione “Progeto Centola”13 – Maggio – 2021

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