Il Vino di Centola tra Storia, Mito e Tradizioni
Ezio Martuscelli: Pagine di Storia
Il Vino di Centola tra Storia, Mito e Tradizioni
Parte 1)
Il territorio del Comune di Centola (figura 1) ha una estensione di 47,54Kmq, confina con quello dei comuni di Pisciotta, S. Mauro la Bruca, Futani, Celle di Bulgheria e Camerota. Fin da tempi molto lontani era ben noto per i suoi vigneti, per la capacità dei vignaiuoli e per la qualità dei vini prodotti che erano esportati verso città come Napoli, Salerno, Roma, Genova, Venezia e in molti paesi dell’area del Mediterraneo. Dai dati del catasto del 1815 si ricava che all’epoca una vasta area del territorio, circa l’8, 5% dell’area totale, era coltivata a vigneti.
Sino alla fine del secolo XIX, a causa delle poche vie terrestri carrozzabili e percorribili in sicurezza, la commercializzazione del vino e di altre merci avveniva prevalentemente via mare sfruttando i porti naturali a est e a ovest del promontorio di capo Palinuro (figure 1, e 2). Questi approdi erano conosciuti e frequentati sin da epoche remote come provato anche dalle mappe aragonesi della seconda metà del XV secolo.
La produzione di vino pregiato e di qualità nei territori centolesi è da ascrivere alla capacità dei vignaioli autoctoni di acquisire le tecniche innovative di coltivazione della vite importate dai colonizzatori greci che introdussero altresì nella Magna Grecia nuovi vitigni più appropriati alla vinificazione, in particolare la “vitis vinifera”. Certamente essi furono favoriti anche dal particolare microclima della regione e dall’ottimale composizione chimica del terreno e dalla natura del suolo. L’insieme di questi elementi portò, nel tempo, alla produzione di una particolare qualità di vino, denominato “Centula”
Non si può non menzionare il ruolo svolto sia dai religiosi di rito greco – bizantino (basiliani) sia latino (benedettini) nel contribuire con i loro Cenobi e Abazie a migliorare le tecniche di coltivazione della vite e dei processi di vinificazione.
Questo vino era assai apprezzato a Roma, dove era sbarcato nel porto fluviale di Ripa Grande dalle navi che partivano dagli approdi di Palinuro (figura 3).
Fino agli anni del secondo dopo guerra, molte cantine del centro storico di Napoli esibivano tabelle che reclamizzavano il vino di Centola.
Quanto sopra è ampiamente documentato da storici, scrittori, poeti e “memorialisti” che con i loro scritti confermano come fin dall’antichità, il vino di Centola fosse conosciuto, richiesto e apprezzato per le sue specifiche caratteristiche e che pertanto fosse appropriata la definizione: “Centola, Terra di Vino”.
L’immagine in figura 4 di un vignaiolo di Centola può essere assunta ad emblema di quanto importante e pervasiva fosse per il territorio la vitivinicoltura.
Qui di seguito sono riportate le prime testimonianze ricavate da un’approfondita ricerca documentaria.
- Gaio Lucilio, poeta satirico latino del secondo secolo a. C.
Fernando La Greca scrive che Lucilio racconta che nel corso di un viaggio, via mare, verso la Sicilia (intorno agli anni 119 – 116 a.C.) fece sosta in una locanda nel porto di Palinuro. <… qui nonostante il cibo cattivo bevve del buon vino locale, e decide di fermarsi per la notte … >.
- Venceslao I,
Giovanni Cammarano riporta che nell’archivio di casa Lupo, in Centola, si trova una nota nella quale è scritto: <L’Abate Quirino (Abate dell’Abazia di Santa Maria di Centola), che successe all’Abate Medorio, secondo lo storico Venceslao I, e altri memoristi, nel 1263 incoraggiò i centolani a intensificare la coltura della vite, ritenendo le nostre terre, un eccellente posto per detta piantagione>.
- Antonello Sanseverino, (n. 1458 – m. a Senigallia nel 1499) è stato principe di Salerno (dal 1474 fino alla confisca del 1486), Conte di Marsico, grande ammiraglio del Regno di Napoli (dal 1477).
Lo stemma nobiliare dei Sanseverino, mostrato in fig. 5, si caratterizza per il campo d’argento con fascia rossa.
Antonello Sanseverino, intorno al 1477, usava fare acquistare, per la sua corte, vino nelle terre di Centola e di San Severino.
Altre testimonianze, tendenti ad avvalorare l’ipotesi di cui sopra, saranno in seguito postate, sulla presente pagina di Facebook, cercando per quanto possibile di seguire un ordine cronologico.
Ezio Martuscelli
20 marzo 2020
Riferimenti
- Ezio Martuscelli <Il vino del territorio di Centola; Storia, Miti e Tradizioni>, Edito dall’Associazione Progetto Centola, tipografia E. Albano, Napoli (2019).
- Martuscelli, l. Martuscelli, F. Martuscelli, <La Cuginanza di Centola, (1940 – 1955), Edito dall’Associazione Progetto Centola, tipografia E. Albano, Napoli (2017).