La Campagna di Russia (Anni ‘40) e la raccolta della lana a Centola (SA)
RICORDI DI TEMPO DI GUERRA
La Campagna di Russia (anni ‘40) e la raccolta della lana a Centola (SA)
Ezio Martuscelli
L’Italia, nell’estate del 1941, inviò in Russia un primo corpo di spedizione, a sostegno delle truppe tedesche già impegnate in quel teatro di guerra, che fu potenziato con uomini e mezzi nel 1942.
La partecipazione alla Campagna di Russia determinò la necessità di dovere implementare la disponibilità di lana al fine di rifornire i soldati, dislocati nelle fredde regioni russe, di caldi indumenti.
Il governo emanò direttive affinché si provvedesse alla raccolta di filati e fiocchi di lana in tutti i paesi e scuole del Regno. Il coordinamento di quest’operazione era affidato alle locali Sezioni del Fascio.
Nelle figura 1 e 2 sono mostrate fotografie che documentano le difficoltà incontrate dalle truppe italiane nel proteggersi dal gelo e dal vento del tremendo inverno russo, specialmente nel corso della disastrosa ritirata dal fronte del Don determinata dalla disfatta subita nella famosa battaglia che si protrasse dal 11 dicembre 1942 al 31 gennaio del 1943.
La raccolta della lana ebbe luogo anche a Centola.
Laura Martuscelli su questo evento scrive:
<Mia madre soffriva molto per le drammatiche notizie che arrivavano dal fronte orientale, perché sia suo fratello Nicola, tenente medico, sposato con due figli, sia suo cugino, calabrese di Serra S. Bruno (figlio di una sorella del padre) erano stati inviati sul fronte russo. Il cugino si chiamava Franco Scrivo, era un giovane atletico e bellissimo e si era appena laureato in veterinaria; aveva studiato a Napoli ed era molto affezionato a mamma. Ricordo che veniva spesso a casa e giocava sovente con noi bambini. Io avevo quattro anni e lui, a volte, mi prendeva in braccio, mi sollevava in alto dicendo: “vola, vola, la paparella di zio Franco”.
In quel periodo (1941 – 42), a Centola, come altrove, lanciarono la raccolta di lana per la confezione di divise, maglie e calze per i soldati al fronte. L’operazione era coordinata da “don Andrea Lupo” (figura 3), il quale reclutò una decina di ragazzi, li fornì di sacchi di iuta da portare sulle spalle, tipo Babbo Natale, e iniziò a girare il paese.
La popolazione fu sensibile a quest’appello, tanto più che quasi tutti i contadini possedevano un piccolo gregge, quindi ognuno contribuì con qualche “batuffolo” di lana.
Noi, per fortuna, avevamo un gregge di pecore abbastanza consistente e mamma, pensando ai suoi cari, riempì un bel sacco di lana e lo consegnò ai ragazzi che giravano per il paese.
Fra i ragazzi reclutati da don Andrea, non poteva mancare mio fratello Gino, che allora aveva otto anni, e i suoi soliti amici, Peppino Rinaldi, Gerardino Luise e Gaetano Natale figlio di Baldovino, il macellaio.
Ricordo che il primo giorno della raccolta, Gino scomparve da casa per un intero pomeriggio e mamma, preoccupata, cominciò a chiedere in giro se lo avessero visto.
Per fortuna, sul far della sera comparve tutto trafelato ma soddisfatto.
Raccontò che era stato con gli altri ragazzi, al seguito di don Andrea, a raccogliere la lana che doveva servire a confezionare caldi indumenti per i nostri soldati che combattevano e morivano nelle gelate steppe della lontana Russia. Gino, era convinto di aver compiuto un gesto patriottico, degno di un piccolo Balilla.
Intanto dopo la disfatta in Russia i soldati cominciarono a tornare in Italia.
Il fratello di mamma rientrò in Friuli e in seguito dovette aderire alla Repubblica di Salò. Alla fine della guerra zio Nicola fu “epurato” (come si diceva allora) e non potette più esercitare la sua professione di medico. Pertanto si trasferì con la famiglia, dai nonni, a Francavilla sul Sinni, il paese natale della mia mamma in provincia di Potenza.
Qui avvenne lo scontro generazionale fra la bella ed emancipata maestra friulana, zia Maria, moglie di zio Nicola, e la nonna Paola, donna del profondo Sud, di buona famiglia, ma dalla mentalità medievale.
Fortunatamente nel 1946 il governo decretò l’amnistia e zio “cocò”, com’era chiamato affettuosamente dai nipoti, ritornò a Udine, dove svolse per molti anni la funzione di medico condotto in vari paesi del Friuli.
Malauguratamente il cugino di mamma, Franco Scrivo, non è mai tornato dalla Russia; pertanto fu dato per disperso, e dopo alcuni anni fu dichiarata la sua morte presunta>.
Ezio Martuscelli
Testo (arricchito di foto e riveduto) estratto dal libro,
<La Cuginanza di Centola (1940-1955)>, di Ezio, Laura e Federica Martuscelli.
Edito dall’Associazione Progetto Centola, Tipografia di Enzo Albano, Napoli (2017).