L’antica tradizione centolese del 2 novembre con i ragazzi che giravano per le case del paese chiedendo “manciate” di fichi secchi
Fino ai primi anni “50, nel periodo dedicato al ricordo e alle onoranze dei defunti, a Centola, così come in molti altri paesi del Cilento, bambini e adolescenti appartenenti alle famiglie meno abbienti, seguendo un’antica tradizione, usavano, in gruppo, percorrere, con un paniere in mano, le antiche strade del borgo bussando alle porte delle abitazioni, chiedendo che fosse data loro <na vranca ri ficu siccati> (una manciata di fichi secchi). Qualora la loro richiesta fosse stata soddisfatta i questuanti, ringraziavano proferendo la seguente frase: <frisca l’anima ri muorti vuosti> (sia pace\quiete all’anima dei vostri morti).
Ci si riferisce a un periodo, quello dell’immediato dopo guerra, caratterizzato da una povertà diffusa e da una crisi profonda dettata anche dal fatto che molte famiglie avevano dovuto registrare la perdita in guerra di qualcuno dei propri cari oppure il loro ritorno in condizioni tali da non potere, sia perché invalidi per ferite di guerra, sia perché malati per gravi malattie contratte in prigionia, provvedere ai faticosi lavori della terra e quindi al sostentamento dei nuclei familiari.
Il pasto dei braccianti, che lavoravano a giornata, consisteva, molto spesso, in un pezzo di pane nero cui si accompagnavano dei fichi secchi che rappresentavano l’alimento che forniva loro le calorie necessarie a fare fronte al duro lavoro dei campi. D’estate il companatico che si accompagnava al pane era costituito da pomodori e sale. Solo raramente il pane era cosparso di un leggero strato di prezioso olio di olive.
Anna Ferrara Martuscelli era molto sensibile alla povertà cui molti abitanti di Centola erano costretti, pertanto, quando poteva, usava donare prodotti della terra alle famiglie a lei vicine. In particolare quando, intorno al 2 novembre, i ragazzi bussavano alla sua porta lei li faceva entrare nell’ampia cucina della casa di via Rosario e offriva insieme ai fichi anche una fetta di pane fatto in casa cosparso di olio e anche qualche dolcetto.
Agostino Serva, all’epoca aveva circa 12-14 anni (era figlio di Francesco, detto “ri carbone” e di Caterina Leonardis), faceva parte del gruppo dei postulanti, a suo dire, rimase colpito dalla generosità e dalla gentilezza della signora Martuscelli, pertanto il giorno dopo ritornò offrendosi di collaborare alle molteplici attività della casa. Da quel giorno, per molti anni, Agostino entrò a fare parte della famiglia Martuscelli.
Ben presto tra Ezio e Agostino nacque un profondo legame che rimase tale anche con il trascorrere degli anni quando Ezio, prima per ragioni di studio e poi di lavoro, ritornava a Centola solo per il periodo estivo.
Non appena Ezio, oramai padre e quindi nonno, arrivava a Centola, una delle prime persone che veniva a salutarlo era Agostino che, con l’immancabile sigaretta tra le labbra, usava trascorrere ore a parlare del più e del meno e a collaborare nei lavori di cura del giardino. Era ben noto anche ai nipotini che non appena lo vedevano, annunciavano, allegramente, al nonno la sua venuta.
Purtroppo Agostino, ci ha lasciato. Andandosene ha, di fatto, rimarcato, ancora una volta, come lo scorrere inesorabile, del tempo comporti ineludibilmente la perdita, sistematica, di persone a noi care.
Nella fotografia riprodotta nella figura 1, scattata intorno ai primi anni “50 sulla finestrella dell’Arco naturale, sono presenti Agostino e il fratello Mauro insieme ai fratelli Ezio e Gino. Questa foto documenta che Agostino partecipava sempre alle passeggiate e gite che i fratelli e le sorelle Martuscelli frequentemente amavano organizzare.
Nella figura 2 è mostrata forse l’ultima fotografia (giugno 2011) che ritrae insieme Agostino ed Ezio nel giardino della casa in località Badia.
Questa foto rappresenta un malinconico ricordo di quella che fu una grande amicizia, che ha mantenuto intatta la sua essenza e intensità anche nella diversità dei percorsi che hanno registrato le varie fasi della vita dei due personaggi.
Estratto e modificato dal libro di E. Martuscelli, L. Martuscelli, F. Martuscelli, <La “Cuginanza” di Centola (1940 – 1955)>, Edito dall’Associazione Progetto Centola, stampato da E. Albano, Napoli (2017).
Ezio Martuscelli (02/11/2021)