Gli italo-americani, durante la seconda guerra mondiale, tra “enemy aliens” e “soldiers”
Introduzione
L’8 dicembre 1941, il giorno dopo l’attacco a Pearl Harbor, il Congresso degli Stati Uniti dichiarò la guerra al Giappone. l’11 dicembre, Italia e Germania proclamarono lo stato di belligeranza nei confronti degli USA. L’America entrò nella seconda guerra mondiale a fianco di Francia e Gran Bretagna contro le potenze dell’Asse.
A seguito di ciò, <i cittadini, giapponesi, tedeschi e italiani, presenti negli Stati Uniti furono dichiarati “Enemy aliens”> [1, 2].
Questa determinazione del Congresso era basata sul presupposto che <ogni qualvolta gli Stati Uniti si fossero trovati in uno stato di guerra dichiarata contro un’altra nazione o governo, […] e il presidente avesse reso pubblica la notizia dell’evento, tutti i cittadini, nativi o naturalizzati di dette nazioni, dai quattordici anni in su, residenti negli Stati Uniti senza cittadinanza americana, avrebbero potuto essere arrestati, trattenuti, reclusi e trasferiti forzatamente come “Enemy aliens”>[1]. Con quest’Atto si voleva evitare che queste persone potessero, per lealtà ai loro paesi di origine, dare luogo alla formazione di “quinte colonne” operanti contro gli interessi degli USA.
Con l’applicazione di questa risoluzione i residenti permanenti non americani, con cittadinanza italiana, passarono da uno status di “alieno residente” a quello di “alieno nemico”.
Gli emigrati italiani che avevano acquisito la cittadinanza americana non furono considerati alieni e quindi non subirono particolari limitazioni [1, 2].
Tutti gli enemy alien furono sottoposti a interrogatori tendenti a verificare il loro grado di lealtà nei confronti del paese che li ospitava; da notare che molti di essi risiedevano negli Usa dagli inizi del secolo ventesimo. Alla luce dei risultati essi erano internati (status di Interned) oppure lasciati liberi sulla parola (status di paroled). Tutti dovevano portare una “carta enemy alien” e quelli liberi erano obbligati a registrarsi ogni mese alle autorità di polizia per controllo [3] (figura 1 e 2) .
Numerosi furono gli italo – americani residenti permanenti, classificati come alieni nemici; secondo quanto riportato nel riferimento [2] tra questi circa 10.000 furono costretti a lasciare le loro abitazioni ed effettivamente internati in vari campi, allestiti ad hoc, situati generalmente lontani dalle coste e da aree considerate strategiche per la sicurezza della nazione. Molti italo – americani insieme con equipaggi di navi rimaste bloccate nei porti Usa e nel canale di panama, furono internati, nel campo di “Fort Missoula” nello stato del Montana (figura 3) [4, 5, 6, 7].

<Quasi 1100 cittadini italiani civili sono stati internati a Fort Missoula, tra questi: marinai e lavoratori dell’Esposizione universale che erano negli Stati Uniti e non potevano essere rinviati in Italia, così come l’equipaggio di un transatlantico italiano sequestrato nel Canale di Panama. […]. Gli italiani, che soprannominarono il campo di Fort Missoula come campo “Bella Vista”, erano costretti a lavorare nelle fattorie della zona o nelle industrie di Missoula, inoltre erano incaricati della prevenzione degli incendi boschivi fino al loro rilascio nel 1944> [6].
Va rilevato che molti italo – americani, colpiti da provvedimenti di custodia o internati, si erano fatti notare per la loro militanza nei fasci italiani, per avere svolto propaganda a favore del regime fascista oppure per l’appartenenza a associazioni americane filofasciste o naziste. Da notare che le restrizioni adottate per gli italiani furono meno severe di quelle applicate alle comunità di origine tedesca e giapponese. E’ probabile che questo sia da mettere in relazione con l’elevato numero di cittadini di ascendenza italiana (circa sei milioni) in USA, molti dei quali con un alto grado d’integrazione e che occupavano posti di elevato rango nell’amministrazione e nella politica americana. Essi facevano comunque parte di una potente e influente “lobby”cui, l’elite americana dei “Wasp”, si riferiva con il termine dispregiativo di “Dagos” [7, 8, 9, 10].
Agli italiani, enemy aliens, residenti sulle coste della California fu proibito di esercitare la pesca (gli furono sequestrati i pescherecci) e costretti ad abbandonare, con le loro famiglie, le case e trasferirsi in aree lontane dai litorali (figura 2).
C’è da precisare che solo una minoranza d’italo-americani, considerati enemy aliens, fu effettivamente internata in campi lontani da zone strategiche per la sicurezza della nazione [1, 2, 3].
Con lo sbarco in Sicilia, 9 luglio 1943, ebbe inizio la Campagna d’Italia che doveva durare fino al 1945. Alla disfatta militare seguì la resa incondizionata dell’Italia sancita dall’armistizio dell’8 settembre 1943.
Gli eventi sopra ricordati sono probabilmente la ragione per cui alla fine del 1942, quando già era chiaro che l’Italia presto sarebbe uscita dalla guerra, il Presidente degli Usa, Roosvelt, emanò direttive che portarono all’alleggerimento sostanziale delle restrizioni imposte dalle leggi sull’enemy aliens agli italo – americani, avendo questi dato dimostrazione di “loyalty to America”
Ad avvalorare questa ipotesi contribuì la costatazione che molti figli e nipoti di emigrati italiani erano stati arruolati nell’esercito, marina e aviazione americana. I soldati di ascendenza italiana ebbero un importante ruolo nella campagna d’Italia (1943-1945) [7, 8, 9, 10].
Qui di seguito si racconta il caso di un emigrato italiano, Giuseppe Natale, che visse in America il periodo della seconda guerra mondiale come enemy alien e quello di Antonio Stanziola, italo americano di seconda generazione, che arruolato tra le fila dell’esercito USA partecipò allo sbarco di Salerno.
a) Giuseppe Natale, emigrato da Centola (SA), “Enemy alien”
Raffaele Natale (n. 1846) sposò in Centola (piccolo Borgo di origine medioevale, afferente prima al principato Citra poi alla provincia di Salerno, figura 4) Michelina di Lorenzo (n. 1858, figura 5). Dalla coppia nacquero otto figli: Giovanni Antonio (n. 1875), Bartolomeo (n. 1878), Maria Colomba (n. 1880 – m. 1884), Giuseppe (n. 1883), Paolina (n. 1886 – m. 1888), Nicola (n. 1889), Paolina (n. 1895 – m. 1978) e Luigi (n. 1896 – m. 1965) [11, 12].
L’abitazione della famiglia Natale era in Via Rosario N° 21, nell’antica Contrada Rosario, già San Basilio in Grancella (figure 6 e 7).
Nel 1901 Luciano Natale(nato nel 1866), zio di Giuseppe, emigrò da Centola e sbarcò a New Yok, a Ellis Island, il 12 – 04 – 1901; aveva 34 anni; si spostò nella città di Elisabeth, Stato del New Jersey [9, 10, 11].
Allo sbarco Luciano fu sottoposto ad interrogatorio da parte delle guardie di frontiera e le informazioni fornite furono registrate su una apposita scheda; i dati sono riprodotti nelle figure 8 a), b) e c) [13, 14, 15]. Da questi si evince che Luciano avesse viaggiato, rotta Genova – Napoli, a bordo della nave Buenos Aires e che risultasse essere schedato come «country man», cioè contadino. Nel riferimento [13] sono citati i risultati di rilevamenti ISTAT dai quali si deduce come nel 1901 fossero espatriati dall’Italia 533.245 cittadini, dei quali 278.176 diretti nel continente americano e 121.139 verso gli Stati Uniti.
Gli emigranti, generalmente appartenenti alle classi meno abbienti (contadini, braccianti e artigiani) erano ammassati nella terza classe dove, viaggiavano in condizioni igieniche sanitarie pessime. Anche il cibo che era loro dato era di cattivissima qualità. Il tragitto, da Genova a New York, con sosta a Napoli, durava circa venti giorni, la rotta seguita dalla nave è tracciata nel grafico di figura 9 – a).
Nel 1902 Bartolomeo Natale, con la nave “Sicilia”, raggiunse lo zio in USA. Il fratello, Giuseppe lo seguì nel 1903 compiendo il viaggio con la nave “Trojan Prince” (figura 9 – b) [13]. Le caratteristiche di questo “Cargo ship” sono riportate nella tabella di figura 10. da notare che questa nave fu silurata e affondata da un sommergibile tedesco durante la Grande Guerra [16].

Le informazioni che furono registrate, all’arrivo a New York, circa Giuseppe Natale, sono elencate nelle schede mostrate nelle figure 11 [13]. Da rilevare che nel 1903 emigrarono 507.976 cittadini italiani; 280.413 erano diretti nel continente americano, 197.855 verso gli USA [13]. Questi dati insieme con quelli sopra riferit dimostrano come all’epoca gli Stati Uniti d’America fossero una delle principali mete cui aspiravano molti migranti italiani; la maggior parte erano agricoltori o giornalieri, per lo più analfabeti.
Una fotografia dei primi anni del “900, scattata nel New Jersey, dei due fratelli, Bartolomeo (Sx) e Giuseppe (Dx) è mostrata nella figura 12.

Giuseppe con suo fratello, dopo alcuni anni, si trasferì da Elizabeth a Newark (capoluogo della contea di Essex, sempre nello Stato del New Jersey), dove lavorò come pittore. Eric Martone, pronipote di Giuseppe circa il suo bisnonno dà le seguenti informazioni: <Il 2 febbraio 1913, Giuseppe sposo’ Lucia Santaluce nella chiesa del Mount Carmel a Newark. Poco dopo il suo matrimonio, iniziò a lavorare con suo suocero, diventando un finitore di legno; avrebbe praticato questo mestiere per il resto della sua vita. Negli anni “20, la famiglia viveva in Walnut Street 289 a Newark. Giuseppe e Lucia ebbero 11 figli: Margaret, Ralph, Pauline, Pompeo “Russell”, Angela, Gesumina “Jessie”, Anthony, Joseph, John, Ann Marie, e Carmen> [11].
Giuseppe non rinunziò alla cittadinanza italiana pertanto nel corso della seconda guerra mondiale rientrò nel novero degli italo – americani considerati «enemy alien». Come tale fu schedato. Parte della tessera d’identificazione che gli fu attribuita è mostrata nella figura 13 [11].

<Giuseppe che non aveva rinunciato alla sua cittadinanza italiana –fu costretto a registrarsi come “alieno nemico”. Come tale, doveva portare speciali documenti di identificazione e avvisare sempre il governo degli Stati Uniti dove si trovava> [11].
Giuseppe, che anche dopo la guerra non volle rinunciare alla sua cittadinanza italiana, morì nella sua casa di Newark, il 6 maggio 1951, all’età di 68 anni.
In anni recenti Eric Martone, fiero delle sue radici cilentane, ha visitato il paese di origine del suo bisnonno Giuseppe Natale; una sua fotografia innanzi al monumento eretto a ricordo degli emigranti di Centola, fortemente voluto dall’Associazione storica – culturale «Progetto Centola», è riprodotta nella figura 14.

b) Antonio Stanziola, figlio di Rosario, arruolato nell’esercito USA, partecipa alla Campagna d’Italia (1943 – 45) e visita i suoi parenti a Centola.
Quando gli Stati Uniti d’America, entrarono in guerra, prima col Giappone e poi con Italia e Germania (dicembre 1941), molti giovani italo – americani, naturalizzati, furono chiamati alle armi (numerosi furono i volontari).
Il Congresso americano avviò una campagna propagandistica per invogliare gli Italo – americani ad arruolarsi nelle forze armate USA e contribuire allo sforzo bellico per abbattere i regimi nazisti e fascisti che opprimevano i paesi dell’Europa e dell’Asia (figura 15).

Questi giovani come combattenti nell’esercito, marina o aviazione parteciparono attivamente alle campagne belliche sui diversi fronti che andavano dal Pacifico, all’Africa e all’Europa.
Alcuni, nati in America, appartenevano a famiglie che erano emigrate dall’Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Altri, sempre nativi negli Usa, erano di prima generazione, i loro padri erano emigrati intorno agli anni “20. Una terza categoria vedeva la presenza di giovani, nati in Italia e poi naturalizzati.
Secondo stime riportate, in fonti qualificate, i soldati di origine italiana che presero parte al secondo conflitto mondiale nell’esercito USA <sarebbero stati circa 850.000, di cui 40.000 nati in Italia> [17].
Numerosi furono i soldati, italo – americani, che parteciparono alla Campagna d’Italia che, iniziata il 09 luglio 1943 con lo sbarco in Sicilia degli Alleati, si protrasse fino alla fine della guerra (08 maggio 1945).
Molti di essi ebbero l’opportunità di conoscere i paesi di origine dei loro nonni/genitori e incontrare parenti e amici (figura 16) [17, 18, 19].

Nel 1944, dopo lo sbarco degli alleati a Salerno (09 settembre 1943), cui fece seguito la liberazione della città di Napoli (1° ottobre 1943), il soldato italo – americano Antonio Stanziola, combattente tra le fila dell’esercito USA, fece visita, in un momento di pausa, ai parenti che abitavano a Centola (SA) nel quartiere Pergola, parte dell’antica Contrada di San Basilio in Grancella poi Rosario (figura 17) [20].

I genitori di Antonio, Rosario Stanziola e Orsola Guida, entrambi nati a Centola, erano emigrati in USA intorno agli anni “20 del secolo scorso.
Gli Stanziola (uno dei cognomi più diffusi nel territorio del Comune) appartengono a un’antica famiglia che è presente a Centola fin dal XIV secolo e che, nel tempo, si è fortemente radicata e allargata in vari rami. Molti sono i membri di questa famiglia che dalla fine del XIX secolo sono emigrati nelle Americhe e in altre parti del mondo; tra questi rientrano, per l’appunto, Rosario Stanziola e la moglie [21].
Le fotografie nelle figure 18 e 19 documentano momenti in cui il militare USA, Antonio Stanziola, incontra alcuni dei suoi parenti. In particolare nella figura 18 egli è insieme allo zio, fratello della madre, Ignazio Guida, che aveva sposato Caterina Fusco. I ragazzi in foto sono tre dei figli che nacquero da questo matrimonio: Giuseppina, Francesco e Anna [20].
Antonio, come si evince dalla figura 19, fu accolto e festeggiato dalle famiglie che abitavano alla località Pergola, vicini di casa dello zio Ignazio e Caterina. Tra i personaggi nella foto ci sono: Michele Vassallo e la moglie Carmela Stanziola con i loro figli; Antonio e Aniello Fusco e altri.
Dalle figure traspare come alcuni dei ragazzini che appaiono nelle foto di cui sopra fossero scalzi, a dimostrazione di come all’epoca nelle contrade del Cilento e dell’Italia del Sud in generale si vivessero momenti di grande indigenza e povertà.
Intorno agli anni “70 Carmelo Stanziola, fratello di Antonio, dalla Pensylvania (USA) si recò a Centola per rendere visita ai congiunti. Quest’evento è documentato dalla foto in figura 19. È interessante evidenziare che in quella stessa circostanza era presente anche la sorella di Ignazio Guida, Angela Maria che veniva da San Paolo del Brasile dove viveva da tanto tempo.

Da quando sopra scritto, emerge il forte legame che univa gli emigrati ai paesi di origine. Il ricordo dei parenti e amici rimasti si accompagnava con il desiderio di ritornare a rivederli. Spesso questo sentimento nostalgico era trasferito e accolto da figli e nipoti, nati all’estero, che avvertivano forte la necessità/curiosità di conoscere le radici della loro famiglia.
Ci si auspica che anche nel futuro i giovani americani, di ascendenza italiana, sentano il bisogno di visitare la terra dei loro progenitori e che questo senso di appartenenza sia tramandato di generazione in generazione.
Ezio Martuscelli – 24 aprile 2021
RIFERIMENTI
- G. Tintori <Italiani enemy aliens. I civili residenti negli Stati Uniti d’America durante la Seconda guerra mondiale>, Altreitalie, gennaio-giugno 2004, Edizioni della Fondazione Giovanni Agnelli.
- Enemy alien – Wikipedia.
- Internment of Italian Americans – Wikipedia
- https://www.kqed.org/news/11649765/remember-when-italian-americans-were-enemy-aliens.
- Remember When Italian-Americans Were ‘Enemy Aliens?’, Cari Spivack, Feb 16, 2018.
6) University of Montana | Journalism Emeritus Professor School of Journalism |Carol Van Valkenburg. Fort Missoula Camp Help Italians and Japanese during World War. fort missoula alien detention camp collection (montana memory project.
7) https:linkfang.org/wiki/Campo_di_prigionia_di_Fort_Missoula
8) https://it.wikipedia.org/wiki/Campagna_d%27Italia_(1943-1945).
9) P. Casella, Hollywood Italian, Baldini & Castoldi, Milano, 1998, pag. 253.
10) P. Salvetti, Corda e sapone: storie di linciaggi degli Italiani negli Stati Uniti, Donzelli, Roma, 2003, pag. 37.
11) E. Martuscelli, E. Martone, P. Valente <Storie di emigrazione, Eric Martone, visita il paese di origine del suo bisnonno, Giuseppe Natale, immigrato negli Stati Uniti da Centola (SA)>, https://www.facebook.com/progettocentola.eziomartuscelli, 07 settembre 2019.
12) Archivio Ezio Martuscelli.
13) http://www.ciseionline.it/portomondo/Dettagli_Usa.asp?
14) https://heritage.statueofliberty.org/passenger-result
15) http://www.ciseionline.it/portomondo/tabelle.asp
16) http://www.tynebuiltships.co.uk/T-Ships/trojanprince1896.html
17) https://artsandculture.google.com/exhibit/l-etnicit%C3%A0
Soldati di origine italiana negli eserciti alleati. Istituto Storico della Resistenza in Toscana.
18) L’etnicità in guerra. Soldati di origine italiana negli eserciti alleati, Archivio Storico dell’emigrazione Italiana- https://www.asei.eu/it/2017/01/letnicita-in-guerra-soldati-di-origine-italiana-negli-eserciti-alleati/.
F. Fusi–Diacronie Studi di Storia Contemporanea 36, 4/2018 Viaggi e turismo nell’Europa del Novecento-pdf.
19) Le visits home dei soldati italo-americani durante la Campagna d’Italia (1943-1945). Tra turismo di guerra, homecoming e diaspora tourism: http://www.studistorici.com/2018/12/29/fusi_numero_36/
20) Archivio Ass. Progetto Centola. Foto date da Adamo d’Angelo.
21) G. Cammarano, <Storia di Centola>, vol. I, Ed. Centro Promozione Cilento, Acciaroli (SA), (1993).