Carmelo Serva, un caro amico d’infanzia (di Ezio Martuscelli)

Carmelo Serva non è più con noi.

Sono cresciuto con lui quando, da bambino e fino ai primi anni dell’adolescenza, trascorrevo, a Centola lunghi periodi che andavano dalla fine dell’anno scolastico (frequentavo la scuola a Napoli) alla fine di ottobre – principi di novembre. Il ritorno a Napoli era legato alla fine della vendemmia e alla complessa organizzazione delle attività che riguardavano la campagna olearia. Spesso, con mia grande gioia, restavo solo con mio padre a Centola, mentre gli altri membri della famiglia rientravano a Napoli. Quando ciò accadeva, ero “costretto” a frequentare per un certo periodo, che andava da uno a due mesi, la scuola elementare di Centola. Tra i compagni di classe c’era anche Carmelo Serva. Insieme con altri compagni avevamo costituito un affiatato e “indisciplinato” gruppo di una decina di affiliati. Subito dopo pranzo ci s’incontrava nella piazza, dove giocavamo fino a sera, spesso compiendo scorribande e incursioni nei campi a rubare frutti e a piazzare trappole (i lazzi) per uccelli nelle macchie dell’Aria del Sacco a Pietre Rosse.

La sera ritornavamo a casa, senza avere fatto i compiti assegnatici, incuranti del fatto che il giorno dopo, a scuola, se fossimo stati interrogati dal “famigerato” maestro Nicola Speranza avremmo sicuramente ricevuto sul palmo delle mani dolorosissime bacchettate. Carmelo ed io eravamo, non ricordo perché, tra quelli che il maestro prediligeva per questo tipo di punizione. A Centola, all’epoca, non esisteva un edificio scolastico; le aule erano allocate in stanze di civili abitazioni e alcune nei locali del Convento di San Francesco. Non c’era riscaldamento e mancavano del tutto i servizi igienici; alla bisogna si andava nei campi vicini. Un anno frequentai, con Carmelo, una classe sistemata in una buia e fredda stanza, al piano terra, in Via San Sebastiano vicino la bottega di don Dionisio Scarpa.

Per ricordare questo periodo di vita spensierata della nostra infanzia, ma non sempre facile per molti dei miei compagni dell’epoca tra cui Carmelo, ho postato una fotografia degli anni ’50, conservata nell’archivio dell’Associazione “Progetto Centola”, che ritrae un gruppo di scolari con il maestro Aniello De Rosa nello spiazzo antistante al Convento di San Francesco. Nella foto di figura-1 l’alunno Carmelo Serva è indicato con una freccia.

Agli inizi di novembre, molto a malincuore, salutavo i miei amici centolesi e rientravo a Napoli, dove riprendevo la scuola. Ritornavo per le vacanze di Natale e ritrovavo Carmelo e tutti gli altri compagni della “banda”. Durante questo periodo eravamo soliti trascorrere i bui e freddi pomeriggi invernali in qualcuno dei frantoi che in quei tempi erano presenti in gran numero nelle strette vie delle Contrade di Centola. Ci piaceva aiutare i “Trappitari” nelle operazioni di spremitura della pasta olearia, che erano effettuate mediante un torchio azionato a mano. Amavamo riscaldarci attorno alla fornace dove ascoltavamo, nelle pause della lavorazione, fatti e storie che i “trappitari” raccontavano. Il “trappeto” che più frequentavamo era quello della famiglia di Antonio Rinaldi in Via Rosario. Mia madre era solita preparare grosse fette di pane che portavo nel frantoio e tutti insieme mangiavamo dopo averlo intinto nell’olio appena prodotto. Altre volte mi procuravo delle grosse patate che erano messe sotto la cenere della fornace a cuocere. Anche queste erano gustate da tutti noi ragazzi e da Carmelo dopo averle condite con olio fresco fatto e un pizzico di sale.

Dopo l’epifania rientravo di nuovo a Napoli per poi ritornare a Centola a Pasqua, dove ritrovavo il gruppo ad attendermi; quindi ritornavo alla fine della scuola per le sospirate vacanze; e così ricominciava il ciclo delle mie permanenze a Centola in compagnia di tanti compagni, molti dei quali purtroppo non ci sono più e tra questi rientra malauguratamente da pochi giorni anche Carmelo Serva.

Intorno ai primi anni 50’, anche a seguito della morte di mio padre, le mie venute a Centola iniziarono a diradarsi limitandosi al periodo estivo che però trascorrevo, per la maggior parte, a Palinuro ospite della famiglia Rinaldi, essendo Angelo e Achille miei amici fraterni, e poi di mio zio, Mario Ferrara fratello di mia madre.

Tra la fine degli anni ’50, inizio anni ’60 ritrovai Carmelo a Palinuro. Era divenuto un rinomato pizzaiolo e d’estate lavorava nel ristorante “La Sirenella” in Via Indipendenza di proprietà di Mauro Rinaldi figlio del “Duegno”, ubicato proprio di fronte alla casa della famiglia Rinaldi di Centola. Le figure 2 e 3 ricordano il periodo di Carmelo alla Sirenella.

Nelle calde notti d’estate palinuresi usavo terminare la giornata recandomi da Carmelo a gustare une delle sue deliziose pizze. Era l’occasione per ricordare i tempi dell’infanzia e riportare alla memoria i tanti momenti vissuti allegramente insieme con i compagni di un tempo. Parlavamo fino a tarda ora e ci lasciavamo con l’impegno di rivederci presto. Molto spesso non mi faceva pagare il conto e questo per me era un fatto molto gradito poiché all’epoca la mia disponibilità era molto limitata.

Ci perdemmo nuovamente di vista per alcuni anni. Dopo la laurea mi recai all’estero per ragioni di studio e per alcuni anni non ebbi la possibilità di ritornare a Centola.

Ci rivedemmo quando mi recai a cena, e alcune volte a pranzo, nel suo già rinomato ristorante “Da Carmelo” che aveva realizzato nella Piana del Lambro e del Mingardo. In queste occasioni non mancava mai di sedersi al mio tavolo e ancora una volta, anche alla presenza di altre persone, ricominciavamo a parlare della nostra fanciullezza. Erano ricordi indelebili che ci avevano accompagnato per tutta la vita (fotografie che ritraggono Carmelo in periodi diversi sono riprodotte nelle figure 4 e 5).

L’ultima volta che l’ho incontrato, Carmelo aveva oramai lasciato alla figlia Adele la gestione del locale che era stato magnificamente ristrutturato. Ci lasciammo con l’impegno di vederci presto; purtroppo questa promessa non potrà essere mantenuta ma i ricordi di un’infanzia intensamente vissuta rimarranno per sempre vivi nella mia memoria.

 

Ezio Martuscelli

Associazione “Progetto Centola”

Napoli 22/04/2020

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