I Pappacoda, principi di Centola, marchesi di Pisciotta, baroni di Cuccaro
Nella consueta prestigiosa sede del Museo delle Testimonianze e della Memoria di Centola, nella sera di lunedì 5 settembre 2016, l’Associazione Culturale Progetto Centola ha organizzato un evento di particolare interesse. L’idea del convegno, intitolato “I Pappacoda, principi di Centola, marchesi di Pisciotta, baroni di Cuccaro”, è nata dalla lettura della tesi di laurea di un brillante studente centolese, il dott. Giovanni Imbriaco, che narra tra l’altro di questa nobile famiglia ormai estinta, conosciuta forse più a Napoli che nelle terre cilentane dove essa governò sui propri feudi per circa tre secoli, dal 1500 al 1800. Come infatti ha ricordato il prof. Ezio Martuscelli, presidente di Progetto Centola, chiunque abbia studiato all’università di Napoli ed abbia frequentato la zona di via Mezzocannone non può non ricordare la facciata della splendida cappella gotica dei Pappacoda, posta di fronte all’Istituto Orientale, o il portale del palazzo Pappacoda, che al tempo dello sventramento della città di Napoli, fu salvato dalla distruzione del palazzo stesso e installato all’ingresso dell’istituto di Matematica in via Mezzocannone.
La serata, dopo l’introduzione di Ezio Martuscelli, è iniziata con i saluti dei tre sindaci dei tre paesi citati nel titolo del convegno: Carmelo Stanziola per Centola, Aldo Luongo per Cuccaro Vetere e l’assessore Antonio Greco in luogo del sindaco Ettore Liguori per Pisciotta.
I lavori veri e propri sono poi iniziati con la splendida esposizione del prof. Francesco Barra dell’Università di Salerno, che ha tratteggiato la situazione del Cilento nel 1400, quando questi territori erano in gran parte feudo della nobile famiglia dei Sanseverino, e ha poi mostrato come, a seguito di successive acquisizioni, la famiglia Pappacoda finì per diventare feudataria dei territori di Pisciotta, Centola e Cuccaro. Proprio per la sede della conferenza è apparsa particolarmente suggestiva la citazione riguardante Palinuro, luogo completamente disabitato nel 1400, divenuto invece la sede di una fiorente comunità grazie all’azione di un principe della famiglia Pappacoda, che decise di presidiare il territorio con propri vassalli e sudditi, per stroncare la pirateria barbaresca, che sfruttava la rada del porto di Palinuro, allora disabitata, come base per agguati e arrembaggi contro le navi che risalivano lungo la costa tirrenica.
Il secondo intervento è stato poi offerto dal prof. Giuseppe Cirillo della Seconda Università di Napoli, che ha parlato della corte e del governo borbonico da Carlo di Borbone in poi ed ha descritto come la famiglia Pappacoda fosse a pieno titolo inserita in quella corte in ruoli di particolare prestigio. Ciò avvenne dopo il 1600 e nel 1700, quando i nobili lasciarono le loro terre cilentane per stabilirsi a Napoli presso la corte.
Il terzo dotto intervento è stato poi svolto dal prof. Massimino Iannone che ha descritto la famiglia Pappacoda dal punto di vista economico ed affaristico. Quando i Pappacoda furono infatti presenti presso lo splendido Palazzo Marchesale di Pisciotta, che ancora oggi domina l’abitato, la città ed anche i centri vicini, come Palinuro e Centola, godettero di uno sviluppo economico e culturale notevole. Nel 1700 infatti Pisciotta assunse un ruolo di preminenza nel Cilento, tanto da contendere alla stessa Vallo il primato amministrativo.
Dopo questi interessantissimi interventi, ha concluso i lavori il dott. Antonio Imbriaco, l’autore della tesi che ha ispirato il convegno, che ha trattato di una questione giuridica relativa al possesso delle terre un tempo appartenute alla famiglia Pappacoda e poi passate sotto la giurisdizione dei demani comunali. L’interesse di questo intervento è dovuto proprio al fatto di mostrare come alcune grosse proprietà immobiliari di importanti famiglie cilentane, che sopravvivono ancora oggi, siano nate proprio in quel periodo (fine 1700 – 1800).
Dopo alcune domande ed interventi del pubblico, particolarmente attento ed affascinato dalle dotte disquisizioni offerte, la serata si è conclusa a tarda ora con un rinfresco offerto dal comune di Centola.
Ultima ma non meno importante considerazione: è stata promessa dall’Associazione Progetto Centola la pubblicazione degli atti di questo convegno. Ci auguriamo che questa promessa sia mantenuta in tempi brevi, proprio per la vastità e l’estremo interesse della materia trattata, che sarebbe impossibile trattenere nella memoria senza il supporto di un adeguato documento cartaceo.
Paolino Vitolo